LXVI/2015

Alexander John, The Family of Gian Paolo Della Chiesa, pp. 5 – 22
Nuove informazioni desunte da documenti archivistici forniscono un quadro più completo della famiglia di Gian Paolo Della Chiesa (1521 -1575} e della sua rinuncia alla carica di senatore per mettersi al servizio del Pontefice. Fra i dettagli più importanti apprendiamo che sua madre (Caracosa De’Pateri Della Chiesa 1500 ca. – 1576)proveniva da una famiglia alessandrina e suo fratello, Giambattista Della Chiesa (1525 ca. -?) era un sacerdote presso la Basilica milanese di San Lorenzo Maggiore.
Riguardo alle madri dei suoi figli apprendiamo che da Elisabetta Mariani «De Augustinibus» (1539 ca. – ?) ha avuto la figlia naturale, Laura Della Chiesa Pallavicino (1558 ca. – 1638) e che il padre le ha concesso una rendita con una libertà di azione sorprendente per il Cinquecento (si veda il documento in appendice). Sua moglie. Angela Balbi (1538 ca. – 1567) era la figlia del feudatario del Castellar de Balbi oggi Castellar Ponzano, frazione di Tortona. Dalla loro unione sono nati almeno due figli:
-Bartolomea (1560 ca. – 1588), maritata prima con Ludovico Visconti, da cui Lavinia Visconti e in seconde nozze con Gerolamo Ferriolo Costa, conte della Trinità;
– Giulio Cesare (* 1566 – f 1568).
Ovviamente il Della Chiesa si rallegra della nascita del figlio (settembre 1566) e poi in tempi brevi si duole della malattia del bambino e della scomparsa della madre (novembre 1566), della moglie (gennaio 1567) nonché di Giulio Cesare (gennaio 1568).
Afflitto dal dolore il Della Chiesa inizia la seconda carriera: mandato a Roma dal Senato milanese nella primavera del 1567 per difendere le libertà civiche, rientra qualche mese dopo per dimettersi dal senato, e trasferirsi a Roma dove viene nominato cardinale nel 1568. Anche se non ci sono i motivi per percepire questo cambio come una conversione religiosa, dobbiamo renderci conto di tutti i travagli che lo affliggono mentre lascia la toga senatoriale per il cappello cardinalizio.

Merloni Gian Michele, Lazzaro Spinola di Cassano, console di Anversa (1571-72), pp. 23 -26
Appartenente alla classe dirigente genovese, Lazzaro Spinola acquisì importanti incarichi come banchiere e finanziatore della Corona Spagnola. Nel 1571, per un biennio ricoprì la carica di console genovese ad Anversa. L’articolo, che ripercorre la vicenda umana di Lazzaro Spinola, prende lo spunto dalle vicende di un dipinto raffigurante lo Spinola acquistato da Carlo I Stuart nella convinzione, errata, che si trattasse del ritratto dello zio di Ambrogio Spinola (1569 – 1630), generalissimo delle Fiandre.

Donati Giacomo Alberto, Appunti storico-giuridici intorno ad un editto di frate Camillo Balliani da Milano O.P., Inquisitore a Tortona, pp. 27 – 46
Il lavoro si prefigge l’obiettivo di chiarire alcuni dei contenuti più rilevanti – specie in prospettiva storico-giuridica – di un editto secentesco dell’Inquisizione tortonese. Prendendo le mosse da una sommaria introduzione allo stato attuale delle fonti concernenti il tribunale del Sant’Uffizio nella Diocesi di Tortona, vengono esaminati alcuni istituti edittali inquisitoriali come emergono dalla voce dei relativi manuali e come sono stati ricostruiti sinora dalla più recente storiografia.

Basiglio Vincenzo Gabba Donatella, Due grandi preromantici nel neoclassicismo. Giacomo Leopardi e Felice Giani, pp. 53 – 64
Un’indagine, quella sul Neoclassicismo e Giani, da porsi a pieno titolo all’interno d i un’attività sistematica di ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale della nostra zona che dovrà articolarsi per tematiche e ambiti cronologici; tale attenzione si rivelerà nel tempo quella più idonea a restituire, anche ai piccoli centri, quell’identità culturale ed artistica spesso negata dai grandi circuiti turistici o dall’attenzione dei mass-media. Un esempio inedito e poco approfondito : l’attitudine estetica sensibile e vivace di Giacomo Leopardi rispetto alle esperienze artistiche del suo tempo. L’interesse per l’arte ha scarsamente sollecitato gli studiosi leopardiani, eppure si tratta di un interesse sufficientemente documentato negli scritti del poeta. Una testimonianza autorevole di quanto si dibatteva a Roma circa la lezione degli antichi, risuonava nella bottega di Felice Giani, che nella primavera del 1796, arrivava a Jesi per decorare il Teatro Pergolesi. Diventano significativi i fatti di cultura figurativa in vario modo coinvolgenti il percorso intellettuale leopardiano. Nel saggio pubblicato si sono rintracciate alcune di queste circostanze e alcuni di questi luoghi, pregnanti di quella forza dell’immaginazione che può spingere ogni artista a fare a meno degli sterili strumenti dell’imitazione: Il più grande di tutti i poeti è il più antico, il quale non ha modelli (Lettera ai sigg. compilatori della Biblioteca Italiana-1816).

Graziano Picchi Monica, Note sul Comitato di Assistenza Civile di Tortona, pp.65 – 98
Il Comitato di Assistenza Civile di Tortona, istituito dalla Giunta Comunale di Tortona i l 23 maggio 1915, si inserisce nel complesso di attività – diffuse in tutto il territorio nazionale- che formarono il cosiddetto fronte interno. Questo concetto si sviluppò nel corso della Prima guerra
mondiale e rimanda all’idea di un a guerra che coinvolse la totalità della popolazione, compresa quella femminile: chi non era chiamato a combattere era comunque tenuto a contribuire allo sforzo bellico – i n primo luogo sostituendo nel lavoro, soprattutto in quello nei campi, i soldati impegnati al fronte – e doveva sentirsi sempre pronto a sostenere la guerra con altre attività, sia di carattere assistenziale sia di natura patriottica, indispensabili le prime per sovvenire gli innumerevoli bisogni e le difficoltà generate dal conflitto, le seconde per impedire la diffusione di «idee pacifiste, disfattiste e anti-italiane.

SACCHI LUCIANO, L’epidemia di Spagnola del 1918, pp. 99 – 108
Pur nella loro spaventosa drammaticità (9 milioni di morti tra i combattenti e 7 milioni tra la popolazione civile), sono poca cosa se confrontate con lo sterminio provocato da una epidemia virale (a cui venne dato i l nome di Spagnola), che i n soli 6 mesi fece il giro del mondo provocando la morte di 50-100 milioni di persone. Il numero esatto dei morti non potrà mai essere calcolato e entrambi i dati possono essere considerati attendibili. Anche in Italia non è disponile un conteggio esatto delle vittime della Spagnola e il numero dei morti stimato varia da u n minimo di 375.000 e u n massimo di 650.000 (tanti quanti i nostri caduti sui campi di battaglia).

DECARLINI GIUSEPPE, la ”Febbre Spagnola” nel Tortonese. Una prima indagine, pp. 109 – 122
L’Autore mette in evidenza alcuni dati relativi all’andamento del mortalità in Tortona e nei comuni del Tortonese da ritenersi in relazione con l’epidemia di Spagnola.

SECONDI PATRIZIA, Giovanni Secondi, classe 1983, pp. 123 -128
La storia “intima” di un sodato della Grande Guerra, molto diversa dalla raffigurazione idealizzata del combattente spesso proposte dal certe rievocazioni ufficiali.

ANGELERI MASSIMO, La rinunzia di Mons. Rossi: ”lascia il suo posto, dichiarando motivi di salute …”, pp. 129 – 178
L’Autore ricostruisce, attraverso ad una puntuale ricerca documentale, la relativamente recente vicenda delle dimissioni di Mons. Francesco Rossi.

PILOTTI OTTAVIO, Le Cipolle del Sole. Una mostra a Volpedo nello studio di Giuseppe Pellizza, pp. 179 – 185
Alcune riflessioni svolte dall’Autore sul grande artista volpedese si intrecciano a ricordi di famiglia. L’occasione è data da una nuova edizione della Biennale Pellizziana del 2015 durante la quale nello studio dell’artista sono state esposte alcune nature morte, tra cui “Le cipolle 0 Causa di tante lacrime” da cui l’articolo prende lo spunto.