LA FIGURA E L’OPERA DI ARISTIDE ARZANO – Fausto Miotti

Nel momento in cui la Società Storica Pro Iulia Dertona avvia  dell’utilizzo della comunicazione on-line per raggiungere un pubblico più vasto di appassionati e di cultori della storia locale, ci sembra interessante pubblicare l’articolo di FAUSTO MIOTTI dedicato al fondatore del nostro sodalizio.
Il lettore potrà scoprire, in questo testo, quanto l’Arzano fosse animato da amore e dedizione per la sua Tortona  e quanto ogni sua azione fosse improntata a promuoverne non solo l’immagine ma anche il concreto sviluppo sociale ed economico. In questi tempi di difficoltà e di crisi si ripropongono molte delle problematiche allora affrontate dall’Arzano: l’auspicio è che la nostra comunità sappia ancora esprimere   cittadini volonterosi e  capaci, all’altezza delle impegnative sfide dei nostri tempi.

Dopo l’unità d’Italia la classe dirigente subalpina e nazionale rilanciò una notevole tensione ideale nel recupero della storia patria e della storia locale.
Medioevo e Risorgimento venivano riscoperti e studiati, letti e interpretati, dalla nuova storiografia positivistica, come epoche in cui gli italiani avevano ritrovato la libertà e soprattutto coltivato quelle virtù civili da assumere come modello per divenire una delle nazioni guida nel panorama europeo tra XIX e XX secolo.
In questo contesto il risveglio intellettuale di Tortona alla fine del XIX secolo coincise anche con un notevole processo di trasformazione socio-economica che la città stava affrontando alle soglie del nuovo secolo.
Diveniva importante ritrovare le radici storiche, le tradizioni, salvaguardare il patrimonio monumentale e culturale per ripartire dalla storia per far risorgere Tortona, sminuita, emarginata nel contesto provinciale, superata dai centri vicini, nonostante il ricco passato storico: colonia romana, episcopato dal IV secolo, comune medievale.
Sulle pagine di due settimanali tortonesi “La Luce” e “La Scrivia” di orientamento democratico e progressista, alla fine degli anni ’80 del XIX secolo, affiorava con insistenza la sensazione che la città fosse in netto ritardo rispetto alle iniziative di risveglio socio-economico che giungevano dai centri vicini (Voghera in testa, oltre che da Alessandria).
Si affermava che a Tortona trionfava: “lo spirito antiprogressista…. ci siamo lasciati superare dalle borgate una volta a noi soggette. Tortona non è più all’altezza dei tempi, e tutto ce lo prova”.
Il redattore rammentava anche il progetto intrapreso dalla municipalità di Voghera di unire Rivanazzano a Casalnoceto e a Volpedo con una tranvia. E ancora si lamentava come il comune non avesse avviato la realizzazione di una rete di tranvie che collegasse le borgate della zona alla città di Tortona.
Proprio sulle pagine del settimanale ” La Luce”, nel 1886-87, compaiono i primi articoli del giovane Aristide Arzano, futuro animatore della Società Storica Tortonese e paladino della rinascita economica e soprattutto morale della sua città natale. Figlio di un commerciante (nacque il 4 giugno 1866 da Ambrogio ed Erminia Garone), frequentò la scuola militare di Modena da cui uscì nell’ottobre 1886 con il grado di sottotenente dei bersaglieri; abbracciando volontariamente la carriera militare ed ebbe anche la possibilità di venire in contatto con le molte realtà locali di un paese alla ricerca di una piena coscienza nazionale. Spirito eclettico, oltre ad occuparsi in modo molto approfondito alla storia locale, studiò anche arte ed architettura, fu pittore dilettante, compose molte poesie, raccolte e pubblicate nel 1898. Curò anche la pubblicazione delle poesie di Domenico Schiavi nel 1889.
Al 1889 risalgono due importantissime iniziative culturali volute e realizzate dall’Arzano: la creazione di un album di fotografie e la compilazione della Guida di Tortona.
Le fotografie raffiguranti le vedute monumentali e paesaggistiche più significative del tortonese sono opera del fotografo Castellani di Alessandria. Tale raccolta, indispensabile per descrivere e valorizzare le ricchezze culturali locali, fu ampiamente utilizzata come corredo iconografico della guida di Tortona e del tortonese pubblicata nel 1890 nella collana “Le Cento città d’Italia”, supplemento del “Secolo”, giornale milanese edito da Edoardo Sonzogno. Compilata in collaborazione con i l prof. Giuseppe Dellepiane, la guida rappresentò la più completa e vasta descrizione della storia e dell’arte locale, rimasta insuperata fino al secondo dopo guerra (al 1929 risale una riedizione della guida, opera sempre dello stesso Arzano).
Negli articoli comparsi nel 1889 su “La Scrivia” Arzano analizzava i primi rinnovamenti urbanistici ed edilizi del volto urbano della città, rimarcando però la mancanza di sensibilità storica negli edifici appena costruiti e l’assenza di una politica municipale rivolta alla valorizzazione degli edifici antichi. Sotto accusa erano le scelte dei progettisti dell’epoca: del geometra Luigi Remotti autore del progetto riguardante la sede della banca Popolare e l’ingegnere Nicolò Bruno autore del rifacimento della facciata del Duomo; accusati di professare uno stile classico ed accademico, caratterizzato da una piattezza cromatica ed architettonica. I riferimenti dell’Arzano erano invece rivolti all’architettura eclettica dalla forte impronta neogotica, dove all’articolazione spaziale degli edifici doveva essere evidenziata da un cromatismo spiccato e denso di richiami all’architettura medioevale e a quella rinascimentale. In collaborazione con i l tortonese Giuseppe Dellepiane (1835-1915), professore di disegno presso i l regio istituto tecnico di Alessandria, svolse un attenta opera di valutazione e studio del patrimonio architettonico ed artistico di Tortona e dei comuni limitrofi, evidenziando da subito gli edifici ecclesiastici medioevali più significativi: S. Maria Assunta a Pontecurone, la Pieve di Volpedo, l’Abbazia di Rivalta Scrivia e in particolare Santa Maria dei Canali, unico monumento religioso di età medioevale sopravvissuto in città.
L’opera di studio del patrimonio architettonico locale ebbe come risultato un opuscolo pubblicato dall’Arzano nel 1894 nel quale venivano puntualmente segnalate tutte le emergenze architettoniche di età romana e medioevale presenti nell’ambito cittadino. In un articolo giornalistico del 1887 pubblicato su “La Luce” veniva descritta Santa Maria dei Canali e si metteva in evidenza come la trascuratezza e l’indifferenza minacciassero continuamente il patrimonio artistico tortonese; la mancanza di una catalogazione e di una conoscenza delle opere d’arte lasciava tali beni esposti ai mercanti ” i quali speculano sul bisogno sulla credulità e sulla grande ignoranza ci spogliarono d’ogni più bell’opera” (qui si riferiva alla tavola cinquecentesca presente nella chiesa di Loreto venduta nel 1860).
La nascita a livello regionale di un istituto preposto alla tutela del patrimonio storico e monumentale stimolò Arzano a far presente presso tali organi i pericoli che le antiche chiese tortonesi correvano in balia dell’indifferenza generale per la loro sorte e per la loro conservazione. E’ del 1892 la relazione inviata al soprintendente D’Andrade sull’abbazia di Rivalta Scrivia, corredata da disegni e riferimenti storici, per avviare un opera di salvaguardia, restauro e valorizzazione che ebbe nei cantieri aperti dal comune nel 1894 e dalla stessa soprintendenza nel biennio 1899-1900 un primo significativo intervento.
I primi anni Novanta del XIX secolo videro sotto l’impulso dell’Arzano e del Dellepiane il crearsi in embrione anche di quelli che diverranno in seguito i civici istituti con la costituzione di un museo (raccolta di reperti archeologici romani e medioevali) e di una biblioteca ad iniziare dal 1891, anno in cui il municipio acquisì la biblioteca dei coniugi Sada.
Dopo il 1894 il trasferimento della famiglia di Aristide Arzano a Milano e la difficile situazione politico-sociale nazionale e tortonese rallentò per qualche tempo le iniziative culturali; ma all’inizio del nuovo secolo la definiva crisi delle giunte conservatrici e la possibilità delle forze democratiche e socialiste di porsi alla guida dell’amministrazione comunale, vide contemporaneamente il sorgere e lo svilupparsi della Società Storica Tortonese.
Il 20 agosto 1902 sotto la guida di un comitato promotore si riunì un’assemblea di soci allo scopo di presentare e discutere lo statuto per poi procedere alle nomine delle cariche statali. La seduta fu aperta dall’assessore Francesco Pernigotti che presentò i l capitano Aristide Arzano “che della società è l’anima”. Nella relazione l’Arzano spiegò gli scopi che si prefiggeva la Società illustrando la storia tortonese sotto i punti di vista economico, storico ed artistico. Trattò della conservazione dei monumenti e delle memorie cittadine “come stimolo ai tortonesi a riacquistare con mezzi moderni la già posseduta grandezza, e trattò largamente del dovere di instillare in tutti i l desiderio di conoscenza della storia, il gusto per l’arte come mezzi potenti di raffinamento dello spirito, di istituzione e di civiltà”. Una nuova assemblea generale si sarebbe dovuta riunire dopo quindici giorni, ma il tutto slittò all’anno successivo.
Il 29 giugno 1903 presso il palazzo comunale si riunì l’assemblea di simpatizzanti che diede vita formalmente alla Società per gli studi di storia, d’economia e d’arte nel tortonese, approvandone lo statuto e procedendo alla nomina delle cariche sociali. Aristide Arzano ricoprì l’incarico di Direttore del Bollettino della società, mentre la carica di presidente fu prima assunta da Eteocle Lorini e in seguito dal professor Pio Evasio Cereti.
L’impegno di Arzano si rivolse in tutti gli ambiti della vita cittadina:
– nel campo economico si fece promotore della nascita della Cassa di Risparmio di Tortona decisa nell’assemblea della società storica del 6 maggio 1906; fu protagonista del comitato promotore che il 29 gennaio 1911 dette vita all’istituto di credito cittadino. Nella prima assemblea degli azionisti svoltasi i l 15 ottobre 1911 il presidente Pio Evasio Cereti ringraziò pubblicamente il capitano Aristide Arzano per aver lanciato l’idea e per il suo costante impegno.
– vide nello sviluppo ferroviario e stradale della città una possibilità di sviluppo improrogabile. Sollecitò la linea ferroviaria Direttissima tra Milano e Genova, poi realizzata, e caldeggiò anche un collegamento ferroviario Tortona-Mortara. Intuì inoltre la futura importanza di Tortona come nodo logistico dell’entroterra ligure, cerniera tra Lombardia e Liguria.
– nell’ambito culturale curò la costituzione nel 1904 dell’Istituto tortonese d’istruzione, antichità ed arte comprendente la biblioteca, il museo e l’archivio.
– diresse il bollettino che uscì dal 1903 al 1915 pubblicando decine di articoli di storia locale e curando personalmente i l ricco notiziario e le molte rubriche.
Tra le molte iniziative che vide l’Arzano come promotore ricordiamo:
– offrì le biblioteche circolanti ai comuni di Castelnuovo Scrivia e a San Sebastiano;
– i monumenti ai due medici Tito Carbone e a Carlo Giacobini;
– i busti del generale Giuseppe Passalacqua e del garibaldino Alberto Leardi;
– promosse il restauro della torre sul castello (1904-05) e progettò una riqualificazione dell’area che doveva prevedere la costruzione di un santuario che avrebbe riconsegnato l’antico prestigio al colle Vittorio;
– fece restaurare i l trittico di Macrino d’Alba presente in Episcopio;
– organizzò feste sociali e visite ai monumenti;
– curò la compilazione della Guida Generale di Tortona e del tortonese nelle edizioni del 1906 e del 1913.
Nel 1909 fu inaugurata la nuova sede ampliata del Museo, elemento fondamentale della politica culturale della Società storica: “il popolo visitando il museo avrebbe visto poi attorno a sé nella città, nella campagna, nei borghi, nei castelli, nelle chiese, nelle rovine farsi ogni cosa parlante ….Far la vita del nostro popolo più vasta, più consapevole, più elevata.”
Valorizzare le glorie storiche locali avrebbe avuto anche l’obiettivo di contribuire alla grandezza della patria Italiana.
Qui emerge i l forte nazionalismo dell’Arzano: promotore di una riforma di quei valori chiamati volgarmente virtù. Cioè l’attaccamento alla patria, alle proprie radici storiche e al sentimento nazionale.
Questi sentimenti vennero poi accentuati dopo i l primo conflitto mondiale: oltre a valorizzare le glorie storiche cittadine si affiancò l’obiettivo di ricordare i l grande sacrificio compiuto dal popolo italiano e diocesano durante il primo conflitto mondiale.
Il manifesto del pensiero dell’Arzano venne esposto nel fascicolo n. 34 del 1912 della rivista lulia Dertona: Tortona nell’antichità controllava un vasto territorio tra Piacenza, Asti e Libarna ed era “l’unico centro di autorità, di forza, di elevazione civile”, ruolo confermato con la costituzione della diocesi. Con il XII secolo iniziò la decadenza della città a causa della fondazione di Alessandria (1168), fase che fu accentuata quando nel 1738 iniziò i l governo sabaudo che favorì l’affermazione della città rivale. Alessandria divenne capitale della provincia ed importante centro ferroviario.
Dopo l’unità la capitale passò da Torino a Roma e quindi “oggi rivive, così la sistemazione militare e commerciale quale era nel concetto romano torna ad imporsi ….Mentre la nostra cittadinanza, umiliata da una lunga decadenza, ha perduto quasi ogni fede in migliori destini, da ogni parte si saluta Tortona come futuro emporio commerciale dell’entroterra genovese. Quindi scopo della rivista storica fin dalla sua fondazione non doveva limitarsi ad illustrare il passato per compiacimento accademico “perché gli antichi ricordi e le alte testimonianze si trasformassero in virtù fattive, concorressero a ridestar le sopite energie”.
La prima guerra mondiale (1915-18) provocò la sospensione dell’attività della Società Storica Tortonese; l’Arzano fu impegnato in prima persona al fronte dove rimase anche ferito.
Terminato i l conflitto l’attività di Arzano riprese, ma la guerra aveva cambiato completamente i l contesto in cui si era mossa la Società storica. Il gruppo liberal-democratico e radicale composto dalla borghesia progressista e dei socialisti riformisti a Tortona come nel resto del paese non esisteva più. La conflittualità di classe e la crisi economica caratterizzavano ora l’orizzonte politico cittadino.
Da questo momento Arzano assume la carica di presidente della Società Storica e torna in prima fila, sempre pronto a promuovere il nome, la storia e lo sviluppo civile ed economico di Tortona. Al suo fianco rimasero comunque due grandi personalità: Domiziano Soncino, Segretario del comune e della stessa società storica, e i l vicepresidente dott. Fausto Carbone.
In una lettera del 1936 scriveva: “la seconda società formatasi al mio appello nel dopo guerra è un sodalizio puramente privato e fiduciario intimamente connesso alla vita e allo sviluppo dell’istituto tortonese e perciò all’amministrazione civica. Il sodalizio è di puro carattere sostenitore in quanto impulsivo alle iniziative e alla vita dell’istituto”.
Il primo progetto che Arzano sostenne nel dopoguerra fu di carattere umanitario e riguardò l’organizzazione e il finanziamento delle vacanze estive per gli orfani di guerra. Obiettivo oltre l’assistenza umanitaria era la valorizzazione delle colline tortonesi e soprattutto di Caldirola come centro di turismo estivo ed invernale. Incrementare i l turismo nel tortonese fu fin dall’inizio uno dei temi pili cari alla politica di valorizzazione del tortonese.
Il 1922 fu l’anno in cui si svolsero importanti manifestazioni intorno alla figura di San Marziano e fu posta sul castello la prima pietra del Tempio Votivo a gloria della “Regina della Pace” ed in onore di tutti i figli della Diocesi caduti sul campo di battaglia.
Proprio in questa occasione Arzano sul Popolo del 16 luglio 1922 pubblicò un articolo intitolato “Società Storica per Tortona e sua Diocesi” nel quale specificava che la Società Storica Tortonese era un “sodalizio di studiosi e di simpatizzanti sempre congiunti in un programma d’illustrazione il quale ha ripreso l’opera interrotta” in collaborazione con l’Istituto Tortonese che amministrava il museo, la biblioteca e l’archivio.
Arzano lanciava un appello: “Ai miei concittadini chiedo l’appoggio ed il consenso necessario per continuare un programma cui non può mancare il plauso di quanti amano la nostra antica, illustre città ed affrettando per esso un avvenire degno del suo splendido passato”.
Dopo aver elencato tutte le iniziative fatte fino al 1915, enunciava le iniziative appena varate:
– porre due lapidi per onorare degnamente la grande figura di Lorenzo Perosi (giugno 1922)
– indire un Concorso a premi per illustrare tutti i comuni della diocesi. Ogni parrocchia avrebbe potuto inviare un elaborato (del quale veniva fornita la traccia dove bisognava esporre i cenni geografici e storici, i cenni archeologico-artistici, il dialetto e la “vita moderna”).
Tra i progetti futuri si poneva il restauro della Canale (vecchia passione di Aristide) e la costruzione di un monumento in onore dell’Ammiraglio Carlo Mirabello.
La sua collaborazione al Popolo fu continua con lo pseudonimo “Dear” dal 1922 al 1936 quando compilò le “effemeridi”, note di cronologia storica tortonese.
Nel 1923 fu tra i promotori del Comitato Pro Tortona che doveva impedire la costruzione da parte della Cassa di Risparmio di Voghera di una prestigiosa sede in via Emilia che avrebbe minacciato la Cassa di Risparmio di Tortona, sorta da pochi anni e ancora finanziariamente debole rispetto all’omologa vogherese.
Dal 1924 riorganizzò la Società Storica anche al di fuori di Tortona contattando i tortonesi residenti all’estero. Nonostante gli ambiziosi programmi della risorta Società Storica Tortonese le ristrettezze economiche e le difficoltà politiche dell’amministrazione comunale condizionarono pesantemente l’istituto: i l museo venne ridotto, molti reperti vennero “accatastati”, nonostante l’impegno dell’Arzano che proseguì per molti anni a mantenere aperto il museo e la biblioteca con l’aiuto del professor Giuseppe Sala.
Durante l’amministrazione del podestà Antonio Boragno (1928-1935) iniziò una collaborazione che non approdò a risultati soddisfacenti. Risalgono a quegli anni il progetto di valorizzazione del castello (Arzano pensò nel 1933 alla costruzione di un ascensore);
la fondazione della Cantina sociale e i l trasferimento del distretto militare da Voghera a Tortona.
L’ultimo momento fattivo fu la podesteria dell’amico Pietro Banchieri (marzo 1935-febbraio 1938) con il quale riuscì a coordinare un’intensa collaborazione.
Tra le iniziative ricordo i l recupero del quadro la “Sete dei Tortonesi”; opera del pittore torinese Andrea Gastaldi e raffigurante l’assedio del Barbarossa del 1155. Il 26 aprile 1935 fu ricordato solennemente tale episodio con i l 78° decennale con una solenne cerimonia sul castello. Fece riconoscere con decreto governativo lo stemma di Tortona (1935); portò i l vessillo di Tortona alla fondazione di Pontinia nel Lazio in memoria della tribù romana a cui fu legata la colonia lulia Dertona. Sempre insieme a Banchieri Arzano contribuì all’apertura del Liceo a Tortona (decreto del 18 settembre 1935).
Il fitto carteggio con Pietro Banchieri negli anni 1935-37 evidenzia la crisi e la delusione di Arzano nei confronti dei tortonesi irriconoscenti per tutti gli sforzi disinteressati svolti sia in favore della città natale e per scongiurare la minaccia delle forze “antidertonine” incarnate da Alessandria, da Voghera e, dopo la morte del vescovo Simon Pietro Grassi, dal successore Egisto Melchiori avverso al progetto del Tempio votivo, che si trascinava dal 1922.
La delusione fu tale che nel 1935 presentò anche le dimissioni, respinte dal podestà Banchieri. Anche l’amico Domiziano Soncino, segretario della società fu trasferito lontano da Tortona.
Sempre nel 1935 la Società per disposizione statale cessò ufficialmente la definizione di “storica” per rimanere solo con le caratteristiche di artistica ed economica.
Ultimo successo fu l’avvio del restauro di palazzo Guidobono, per farne la sede dell’Istituto Tortonese e della stessa Società Storica (1939-1942): ottenendo per lo scopo lo stanziamento di lire 100.000 dal Governo. Tale progetto trovò definitiva realizzazione negli anni 50 del XIX secolo.
Non riuscì invece a costruire un monumento alla Brigata Tortona, (unica brigata dell’esercito italiano impegnato nella prima guerra mondiale, intitolata ad una città non capoluogo di provincia) e a restaurare nuovamente la torre del castello nonostante i contatti intercorsi con la Soprintendenza nel 1935.
Nel 1939 scriveva al podestà Moccagatta: ” I titoli che Tortona possiede per realizzare un’ascesa degna del suo passato sono di un valore notevole. Io non ho fatto nella mia vita che ricercarli, studiarli, illustrarli e sempre che mi siano state favorevoli le circostanze, valorizzazione di fronte allo stato ed alla nazione. VS ben conosce tutto ciò che ho potuto conseguire col primo appoggio del cav. Banchieri. Data la mia età avanzata sento che i l tempo stringe e bisognerebbe affrettare la marcia. Ma non so se fino a qual punto VS possa, voglia e abbia facoltà di farlo”.
Morì i l 21 marzo 1943 ad Annone Brianza, dove era sfollato a causa dei bombardamenti su Milano.
Sul Popolo del 3 giugno 1943 il dottor Renzo Banchieri ricordò in un lungo articolo la vita del caro amico Arzano difendendo l’opera e la memoria di un personaggio che negli ultimi anni era stato percepito dall’opinione pubblica tortonese come un uomo ormai superato e obsoleto. Fu osteggiato oltre che dal vescovo Melchiori anche dal GUF “Gruppo universitario fascista”.
Scriveva Banchieri: “era considerato un teorico, un puro sentimentale, innamoratosi della sua città, dei suoi “sassi” vecchi, delle sue cose antiche, espertissimo in queste ma di vedute trapassate, senza orizzonti sicuri… Sapessero i giovani tortonesi quanto questa figura, dritta, fiera di vecchio soldato, apparentemente severa, con occhi aguzzi e dolcissimi, li amasse, quanto sperasse che dalla loro futura attività uscisse onore anche per la città, sapessero quanto ha fatto per loro… Lavoro tenace di decenni e decenni, tra studi e sacrifici immensi, e consolazioni magre”.